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Analisi post-gara

Il Gol, il VAR e l’angoscia: quando due minuti sembrano un’eternità

Segre

Palermo-Modena 1-1 | la storia del gol che quasi non fu

Al 32′ esplode il Barbera. 32.922 persone in piedi che urlano, che si abbracciano, che vedono per un attimo il sogno promozione farsi più vicino. È il momento in cui il Palermo segna, ma c’è il controllo del VAR. 1-0 Palermo. Gol di Segre.

E poi… il silenzio.

La giocata impossibile

Tutto nasce da Pohjanpalo. Joel che fa una di quelle cose che non dovrebbero stare in Serie B. Grande giocata individuale da attaccante che non c’entra un tubo con questa categoria.

Pohjanpalo riceve palla, si gira, e fa qualcosa di incredibile: passa davanti a DUE difensori. Non uno. Due. In Serie B, dove gli spazi sono stretti, dove ogni centimetro è difeso con le unghia, passare davanti a due difensori è roba da fenomeno.

E Joel non si ferma lì. Colpisce di testa. La palla si alza, carambola, rimbalza.

Tra chi? Tra Nieling e Segre.

Il pallone fa una traiettoria bizzarra, imprevedibile. Nieling cerca di intervenire, Segre è lì pronto. La palla rimbalza, si gira, e finisce in rete.

Chichizola non può accennare nemmeno alla parata. È troppo improvvisa, troppo ravvicinata, troppo strana. 1-0 Palermo.

Il delirio

Il Barbera esplode. Non è un’esagerazione dire “esplode”. È la parola giusta. Trentamila persone che urlano all’unisono. La curva che salta. I settori laterali che si alzano in piedi. Anche i distinti, anche quelli che di solito stanno seduti composti, oggi saltano.

Segre corre verso la curva. I compagni lo inseguono. È 1-0. Siamo in vantaggio. Contro la capolista. Al Barbera. Davanti a 33mila persone.

È uno di quei momenti in cui capisci perché ami questo sport. Perché ogni domenica torni allo stadio. Perché spendi soldi, tempo, voce. Per questo. Per questi attimi di pura, distillata felicità.

E poi arriva il VAR.

L’attesa infinita

L’arbitro si porta la mano all’auricolare. Il gesto che ogni tifoso ha imparato a temere. Controllo VAR in corso.

Ma perché? Cosa c’è da controllare? Il gol è regolare! L’abbiamo visto tutti!

Si va al replay. Una volta. Due volte. Tre volte. Le immagini vengono analizzate, rianalizzate, sezionate. C’è il sospetto di un tocco di mano. Ma di chi? Di Segre? Di Nieling?

Sulla tribuna stampa sono in dubbio. “Noi siamo rimasti in dubbio. Un replay diceva una cosa, il secondo un’altra.”

In curva l’angoscia sale. Perché se annullano questo gol, se ce lo tolgono, se dopo due minuti di attesa ci dicono che non vale… sarebbe la fine. Sarebbe peggio che non averlo mai segnato.

Due minuti che sembrano venti. Due minuti in cui il Barbera è sospeso tra la speranza e la disperazione. Due minuti in cui 32.922 persone trattengono il fiato.

Il verdetto

E poi arriva la schiarita. Il secondo replay evidentemente è stato esplicativo perché il pallone è arrivato sul gomito di Nieling.

Il gomito di Nieling. Non di Segre. Il pallone ha toccato un difensore del Modena, non un attaccante del Palermo. E questo, secondo le regole, rende il gol assolutamente regolare.

GOL VALIDO.

Il Barbera esplode di nuovo. Forse ancora più forte di prima. Perché questa volta non è solo gioia, è anche liberazione. È il sollievo di chi ha avuto paura di perdere qualcosa di prezioso e poi l’ha riavuto indietro.

1-0 Palermo. Gol di Segre. Dopo due minuti di VAR, dopo l’angoscia, dopo il dubbio.

Stavolta è definitivo.

L’ironia del destino

Ma c’è un particolare che rende questa storia ancora più particolare. Segre aveva preso il giallo al 18′. Ammonito. E quando sei ammonito al 18′ del primo tempo, con il risultato in bilico, con il Modena che spinge, sei una bomba a orologeria.

Inzaghi lo sa. Super Pippo di partite ne ha giocate qualche migliaio. Sa benissimo cosa significa avere in campo un giocatore ammonito che ha appena segnato. L’adrenalina è alta. L’euforia è alta. E in queste condizioni, un secondo giallo può arrivare su un’ingenuità, su una sciocchezza, su un fallo evitabile.

Così all’intervallo Inzaghi fa la scelta: fuori Segre, dentro Gomes.

Togli l’eroe del gol. Togli l’uomo che ha fatto esplodere il Barbera. Ma togli anche il rischio di restare in dieci. Scelta tattica, fredda, calcolata.

Segre esce. E il Barbera lo applaude, ovviamente. Ma c’è anche un velo di amarezza. Perché vorresti che l’uomo del gol restasse in campo fino alla fine. Vorresti che fosse lui a chiudere la partita, magari con un altro gol.

Invece esce all’intervallo. Sacrificato sull’altare della tattica.

Il gol che doveva bastare

1-0 al 32′. Fino al 76′ resiste. Quarantaquattro minuti di vantaggio. Quarantaquattro minuti in cui il Palermo difende, soffre, resiste. Joronen fa miracoli. La difesa tiene.

E poi arriva il cross di Zanimacchia. E l’autorete di Bereszyński. E tutto il lavoro, tutto il sacrificio, tutto quel gol sofferto e conquistato… finisce in un 1-1 che sa di beffa.

Ma questa è un’altra storia.

La storia di oggi è quella di un gol segnato, controllato, confermato. Un gol che per due minuti è stato sospeso tra il reale e l’irreale. Un gol che ha fatto esplodere il Barbera due volte.

E alla fine, guardando i replay, si capisce che era tutto regolare. La giocata di Pohjanpalo era pulita. La carambola era fortuita ma legittima. Il tocco era di Nieling, non di Segre.

Tutto regolare. Tutto perfettamente legale.

Peccato che alla fine non sia bastato.


LA MORALE (se ce n’è una)

Il VAR è uno strumento necessario. Lo sappiamo. Ma quelle attese infinite, quei due minuti di angoscia, quel non sapere se il gol che hai appena festeggiato è reale o è un miraggio… questo nessuno te lo può togliere.

E ogni volta che succede, ogni volta che l’arbitro si porta la mano all’auricolare dopo un gol, ogni volta… muori un po’.

Oggi al Barbera siamo morti e risorti. Due volte. La prima per il gol. La seconda per il VAR che lo ha confermato.

E poi siamo morti di nuovo al 76′ per l’autorete.

Il calcio è bello perché è crudele. O forse è crudele perché è bello.

Non lo so. So solo che oggi ho vissuto emozioni che mi ricorderò per sempre. Nel bene e nel male.

P.S. – Pohjanpalo, quella giocata era da Serie A. Te lo dice uno che è stato in Curva Nord e ti ha visto passare davanti a due difensori come fossero birilli. Grazie.

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