Analisi post-gara
L’eroe inascoltato: Joronen e le due parate che non sono bastate
In una partita come Palermo Modena, Joronen si è distinto con prestazioni incredibili.
C’è un momento, al minuto 72, in cui il Palermo dovrebbe morire. Dovrebbe essere 1-1, forse anche 1-2. Dovrebbe essere finita. E invece no. Perché c’è Joronen.
Ma andiamo con ordine.
Il portiere colto
Prima della partita si raccontava una storia particolare su Jesse Joronen. Una storia che fa sorridere e pensare allo stesso tempo: ha imparato l’italiano leggendo la Divina Commedia di Dante.
Non le frasi base. Non “dov’è il bagno” o “quanto costa”. No, Dante. La Divina Commedia. Inferno, Purgatorio, Paradiso.
Puoi immaginare la scena? Un portiere finlandese seduto a casa sua che legge: “Nel mezzo del cammin di nostra vita mi ritrovai per una selva oscura…” E impara l’italiano così.
Bello. Poetico. Particolare.
Oggi al Barbera, Jesse ha dimostrato di conoscere bene tutti e tre i regni danteschi. E di saperci muovere con disinvoltura.
Il primo tempo: ordinaria amministrazione
Nel primo tempo Joronen fa il suo. Niente di particolare, niente di straordinario. Il Modena prova a rendersi pericoloso ma senza grande convinzione. Sei tiri totali per il Modena nel primo tempo, due in porta. Uno lo prende Joronen “con i pugni” su una bella azione orchestrata da Gerli.
Roba normale. Roba da portiere di Serie B che fa il suo mestiere.
Ma poi arriva il secondo tempo.
Minuto 72: Il miracolo numero uno
Il Modena alza il baricentro. Sottile ha dato indicazioni precise: pressare alto, occupare la metà campo rosanero. E il Modena esegue.
Al 72′ arriva l’occasione. Schema da punizione, palla che arriva a Sersanti. Alessandro la controlla bene, si coordina, calcia. È un tiro difficile: sta arretrando, deve colpire centrando la porta, l’angolo è stretto.
Ma il tiro esce bene. Molto bene. La palla va verso l’angolino. Joronen è piazzato male, troppo centrale. Deve tuffarsi, allungarsi, rischiare.
E ci arriva.
Va sul rimbalzo e la toglie dall’angolino.
Un miracolo. Uno di quelli che vedi al replay e non capisci come abbia fatto. La palla stava entrando. Doveva entrare. Tutti l’avevano già vista dentro.
E invece no. Joronen ci mette una mano. La devia. Corner.
Il Barbera esplode in un applauso liberatorio. Perché tutti avevamo capito: quella palla stava entrando. E se entrava, sarebbe stato 1-1. O peggio.
Ma Jesse ha detto no.
Minuto 85 (circa): Il miracolo numero due
Il Modena non si ferma. Continua a spingere. Vuole il pareggio, lo sente vicino. I cambi di Sottile portano freschezza: fuori Di Mariano e Gerli, dentro Pyyhtiä e Massolin.
E Pyyhtiä, poco dopo essere entrato, ha l’occasione. Palla che arriva in area, controllo, tiro. “Pyyhtiä vicinissimo al pareggio!”
Ma ancora una volta c’è Joronen.
Seconda parata da urlo di Joronen!
Due miracoli in quindici minuti. Due volte in cui il Palermo doveva morire e invece è stato salvato dal suo portiere. Due parate che valgono quanto un gol. Anzi, di più. Perché un gol te lo aspetti, te lo auguri. Una parata così, quando tutto sembra perduto, è pura grazia.
Il Barbera lo capisce
Dopo la seconda parata, il Barbera dà a Joronen l’ovazione che merita. Non è un applauso di circostanza. È il riconoscimento sincero di 32.922 persone che hanno capito di aver visto qualcosa di speciale.
Jesse alza un braccio verso la curva. Non esulta, non fa scena. Solo un piccolo gesto. “Sto facendo il mio lavoro. E oggi lo sto facendo bene.”
In panchina Inzaghi può tirare un sospiro di sollievo. Il piano di difendere il vantaggio sta funzionando. Non perché il Palermo stia giocando bene – anzi, sta soffrendo tantissimo. Ma perché Joronen sta facendo il portiere perfetto.
Minuto 76: L’impotenza
E poi arriva il cross di Zanimacchia.
Jesse è piazzato. Vede il pallone attraversare l’area. Vede Adorni che si muove. Vede Bereszyński che salta.
E vede il pallone che, dopo il tocco di testa del suo compagno, cambia direzione e viene verso di lui.
Joronen prova a reagire. Ma è troppo vicino, troppo angolato, troppo improvviso. Il pallone entra.
1-1.
Autorete di Bereszyński.
E Joronen può solo guardare. Può solo restare lì, immobile, mentre il pallone rotola lentamente nella sua rete.
Ha fatto due miracoli. Ha salvato il Palermo due volte in quindici minuti. Ha dimostrato di essere un portiere di categoria superiore.
E non è bastato.
Perché quando il gol arriva da un tuo compagno, quando è un’autorete, non c’è parata che tenga. Non c’è miracolo possibile.
Le statistiche parlano chiaro
A fine partita i numeri raccontano una storia precisa:
- Modena: 16 tiri, 5 in porta
- Palermo: 10 tiri, 2 in porta
Joronen: 5 parate. Chichizola: 1 parata.
Cinque contro una. Jesse ha fatto cinque parate. Chichizola, il portiere del Modena, solo una. Perché il Palermo ha tirato in porta solo due volte in tutta la partita.
E di quei cinque interventi di Joronen, almeno due erano miracoli puri. Parate che ti aspetti di vedere negli highlights di fine anno. Parate da highlights.
Ma alla fine, tutto questo non è bastato. Perché il gol del pareggio non è arrivato da un tiro del Modena. È arrivato da un tocco sfortunato di Bereszyński.
E contro questo, anche il miglior portiere del mondo non può fare nulla.
Il voto finale
Joronen finisce la partita con voto 8 nelle statistiche ufficiali. Un 8 che è tanto e poco allo stesso tempo.
È tanto perché riconosce le parate, la prestazione, il fatto che senza di lui il Palermo avrebbe perso.
È poco perché non rende l’idea di quanto sia stato decisivo. Di quante volte ha salvato la squadra. Di quanto dolore deve aver provato nel vedere quel pallone entrare sull’autorete, dopo aver fatto di tutto per evitare il gol.
La morale
Joronen oggi ha vissuto l’esperienza più frustrante che possa vivere un portiere: fare una partita perfetta e non vincere.
Ha parato tutto quello che poteva parare. Ha fatto miracoli. Ha tenuto in piedi una squadra che nel secondo tempo ha sofferto tantissimo.
E alla fine ha dovuto raccogliere il pallone dalla sua rete dopo un’autorete.
C’è una frase che si dice spesso nel calcio: “Il portiere è l’ultimo uomo che può salvare la squadra.”
Oggi Jesse ha salvato la squadra. Due volte. Ma alla terza volta, quando il pericolo è arrivato da dentro, non ha potuto fare nulla.
E questo è il dramma del portiere. Puoi fare cento parate. Puoi essere perfetto per 89 minuti. Ma se in quell’unico minuto il gol arriva, sei stato bucato lo stesso.
Anche se non era colpa tua.
Anche se hai fatto di tutto per evitarlo.
Anche se hai letto Dante e imparato l’italiano così.
NOTA FINALE
Jesse Joronen oggi è stato l’eroe che nessuno ricorderà. Perché nella narrativa di questa partita, il protagonista è Bereszyński. Nel bene e nel male.
Ma chiunque c’era al Barbera oggi sa la verità: senza Joronen, avremmo perso. Forse anche 3-1 o 4-1.
Con Joronen, abbiamo pareggiato 1-1.
E anche se fa male, anche se sembra una sconfitta, è già qualcosa.
Grazie Jesse. Per le due parate. Per il lavoro. Per aver letto Dante e aver scelto di giocare qui, al Barbera, davanti a noi. Grazie.
P.S. – Qualcuno dopo la partita ha fatto la battuta: “Joronen oggi ha vissuto l’Inferno di Dante”. Ha ragione. Ma Jesse ha dimostrato di saper uscire anche da lì. Come il vero Dante. Un canto alla volta.