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Il calcio italiano tra razionalità e irrazionalità: il punto di vista di Gozzi

Antonio-Gozzi-Entella

Oggi parliamo di un tema caldo che tocca il cuore del nostro amato calcio italiano, e lo facciamo partendo dalle parole di Antonio Gozzi, presidente dell’Entella e membro del Consiglio Federale FIGC. In un’intervista con Guido Vaciago su Tuttosport, Gozzi ci offre una prospettiva interessante, analizzando il paradosso del nostro pallone che, come ben sappiamo, è spesso influenzato da comportamenti che sfuggono alla logica economica.

Il paradosso del calcio

Gozzi definisce questi comportamenti “semirazionali”, un termine che suona quasi tecnico, ma che alla fine significa che ci sono decisioni nel calcio che non si possono spiegare senza considerare l’irrazionalità. E chi di noi non ha mai assistito a scelte di mercato che sembrano più frutto di ambizione o paura piuttosto che di un piano strategico solido? Pensateci bene, c’è qualcosa di affascinante e al tempo stesso frustrante in questa dinamica.

Gozzi fa un’analisi cruda della situazione attuale della Serie B, sottolineando che negli ultimi cinque anni il campionato ha perso un miliardo di euro. Sì, avete capito bene! E mentre i conti in rosso si accumulano, gli stipendi continuano a salire. Qui c’è qualcosa che non torna, non credete?

Il caso Palermo: un esempio di disparità

Prendiamo il Palermo, per esempio. Gozzi mette in evidenza come la squadra siciliana possa permettersi di spendere ben quaranta milioni in ingaggi, mentre le altre realtà, come l’Entella, faticano a far quadrare i conti. È un divario che colpisce e ci fa riflettere: come possono le piccole società competere in un contesto del genere? È come se stessimo giocando a scacchi con un pezzo in meno.

Verso un calcio sostenibile

Ma non tutto è perduto! Gozzi è ottimista e crede che il calcio italiano possa maturare e tornare sulla retta via. Propone un calcio “più italiano”, che valorizzi le radici e la sostenibilità. E qui, cari lettori, entra in gioco un tema che mi sta particolarmente a cuore. Dobbiamo tornare a un calcio che non sia solo business, ma che parli di comunità, rivalità sane e senso di appartenenza.

Non sarebbe bello vedere i nostri club tornare a essere le vere colonne portanti delle città? Immaginate una Serie B e C dove le tifoserie sono al centro, dove si gioca per la maglia e non solo per i soldi.

Il circolo vizioso della spesa nel calcio

Gozzi, con grande lucidità, tocca anche il punto dolente degli investimenti esorbitanti. I presidenti, spinti da ambizione e paura, spesso spendono più di quanto incassano, creando un circolo vizioso alimentato dalle richieste incessanti delle tifoserie. È un sistema che ci porta al disastro, e tutti noi, da appassionati, dobbiamo essere consapevoli di questo rischio.

Conclusioni e riflessioni finali

In conclusione, la situazione del calcio italiano è complessa e piena di sfide. Ma come ci insegna Gozzi, c’è sempre spazio per il cambiamento. Siamo noi tifosi a dover chiedere un calcio che sia più umano, più vicino alla gente e alle comunità. Siamo pronti a sostenere questo cambiamento? Personalmente, credo fermamente che il nostro amato sport possa tornare a brillare, se solo avremo il coraggio di rimanere ancorati ai valori fondamentali del gioco.

E voi, cosa ne pensate? Il calcio può davvero tornare a essere ciò che era, o siamo destinati a vivere in un mondo dove l’irrazionalità regna sovrana? Discutiamone nei commenti!

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